Piani Individuali Pensionistici (PIP)

La loro nascita è avvenuta nel 2000, dal D.lgs n. 47, questi piani vengono realizzati attraverso la sottoscrizione di contratti di assicurazione vita con finalità previdenziali.
Le regole che disciplinano questi contratti sono state redatte in base alle direttive Covip e dalla stessa autorizzate.

Nella sua forma più semplice, il meccanismo è quello di una polizza vita, ovvero i contributi che l’aderente versa verranno confluiti in una gestione separata dedicata esclusivamente alle finalità previdenziali.

Sono in aumento anche i piani unit linked (cosiddetto ramo III), ovvero che non hanno una gestione separata ma dei veri e propri comparti come i fondi, andando perciò a trasformare ogni versamento in numero di quote acquisite, ma questa su tipologia consiglio di utilizzare la massima attenzione in quanto si rischia di sommare i costi di una polizza con i costi di un fondo.

Torniamo alla forma previdenziale prettamente ramo I (polizza vita) e vediamo quindi quali sono i costi.

Le spese di adesione sono minime o pressoché nulle, invece le spese di trasferimento o di riscatto sono in linea con i Fondi Aperti.
Essendo una polizza vera e propria vi è un “caricamento”, ovvero un costo in percentuale su ogni importo versato (comunemente va dal 3 al 5% degli importi stessi); non ci sono commissioni annue sul montante, ma le società si trattengono circa un punto o un punto e mezzo del rendimento che annualmente ottiene la gestione separata.
Questi piani offrono quasi sempre un minimo garantito che si aggira al 2%, anche se nei nuovi prodotti la percentuale sta scendendo.

E’ inoltre possibile trovare ancora contratti che, per la conversione in rendita, legano ogni versamento alla tabella di mortalità in vigore a quel momento, non rimandando, come i Fondi, l’abbinamento  di tutto il montante a quella che sarà in vigore al momento della liquidazione; per un giovane che inizia a lavorare adesso avere bloccati i coefficienti di conversione per 40 anni è cosa molto interessante.

I PIP sono forma con più adesioni, e questo mi fa pensare che la previdenza complementare è ancora un mercato giovane, dove d’offerta vince sulla domanda, visto che a trainare è proprio la forma che remunera meglio gli intermediari.
Con questo non voglio fare intendere che i piani individuali siano una fregatura, anzi può essere una delle soluzioni migliori soprattutto per chi ha davanti ancora 30 anni di lavoro; il consolidamento e l’interesse composto che negli anni matura sui contributi versati possono essere l’arma vincente nel lungo periodo.

Di contro a chi mancano pochi anni è consigliabile optare per altre forme.

2 pensieri su “Piani Individuali Pensionistici (PIP)

  1. leonardo

    Vorrei valutare la differenza tra I pip e I fondi pensione aperti per cio’ che riguarda I coefficienti di trasformazione in rendita.

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    1. admin

      Bisogna guardare ogni fondo Aperto ed ogni PIP singolarmente; l’unica cosa che posso dire è che ,se tutti Fondi Aperti legheranno il montante maturato alla tabella che sarà in vigore al momento in cui inizierà l’erogazione della rendita, alcuni PIP legano ogni versamento effettuato alla tabella in vigore al momento del versamento stesso, quindi con dei risultati più vantaggiosi.

      Bisogna valutare comunque ogni singolo prodotto, in quanto molte Compagnie di Assicurazione, nell’ aggiornare i loro prodotti vanno a togliere questa caratteristica.

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